lunedì, gennaio 23, 2012

IL TAYLORISMO MONTIANO

                                                
Mille e non più mille, invocazione d'altri tempi ma molto rivalutata, visto il ritorno all'età medioevale che si è presentata negli ultimi tempi. Poca gente contava in quei tempi, le stesse proporzioni valgono anche adesso, forse un qualcosina di più, ma quelli che fanno girare i comandi della ruota sono al massimo 16 famiglie, il resto sono solo prestanomi.
Già il loro primo successo è stato quello di farci diventare degli automi, una giornata che si ripete sempre uguale, degli specialisti nella triste consuetudine tayloristica che, con l'apparenza della modernità del progresso, ci ha reso sterili.
Il secondo successo è stato quello di renderci immobili, qualunque cosa facciano od ordiscano, uno sbuffo vagamente indignato e la forchetta, che si è fermata un momento in aria, riprende il suo mulinare negli spaghetti scotti mentre il sugo straborda dalle labbra e, sul video della televisione di cucina, il gioco a premi preserale a volume alto alimenta la nostra pinguedine.
Televisione, immobilismo, modernità poi, inaspettata, seppur in ritardo, passa la notizia dei forconi, della rabbia esplosa in Sicilia, che si spinge in Calabria, che immediatamente viene spacciata per mafiosa, ma che sgorga naturale, senza l'aiuto dei sindacati ufficiali, sempre proni, allineati e degni del grado di servi dell'anno.
Una rabbia ancora minima, ma che il web ha spinto in televisione, rompendo il disegno di santità che ci stavano proponendo riguardo a Marietto Monti, l'uomo che dichiara di non essere servo dei poteri forti e delle banche. E' per motivi ornitologici che Passera è nel governo, il passato non conta più. Caro Monti, forse Schettino è un Suo parente?
Mentre le liberalizzazioni ci faranno crescere il pil del 10% in dieci anni ( 1% all'anno), con motivazioni degne del mago Otelma, consulente pro-tempore del governo, si parla di candidatura di Monti per il post governo Goldman, in lotta con LCDM e Romano Prodi, il liquidatore per conto terzi, come presidente della Repubblica al posto del carrista di Budapest.
A questo punto la rabbia esplosa, come previsto, manca solo di un leader carismatico che coalizzi e veicoli in maniera politica il flusso di borbottii che circola nella penisola, e su cui si sta lavorando, senza passare dagli estremisti del centro, sempre più patetici e insulsi ma convinti di essere degli statisti alla Garrincha. 
Intanto le proteste in Europa continuano, seriamente, come quella ungherese, ai diktat di Marietto Draghi e della Bce, vero assioma del potere bancario che fa nascere l'euro già indebitato, come il dollaro, escluso il Nord Dakota.
Guardando gli azionisti della Bce, non si può che sorridere beffardi a tutte le dichiarazioni di bontà dell'impianto dell'Unione Europea,  gigante costruito sull'argilla con un treno che da Maastricht è partito nel 92 per sostare a Francoforte nel 99 e chiudere a Libona nel 2007, con lo scopo di distruggere la classe media per poter offrire poi agli dei dei portatori d'acqua fedeli che servano per la lotta contro la Cina, ultimo nemico che rimane prima del governo mondiale senza confini e senza stati.
Cina che però non rimane inerte e, nei suoi possedimenti africani non dichiarati, ha fatto vincere i fratelli musulmani, senza chiedere il copyright a Svendolina, per usarli poi come ariete democratico. La sicurezza di poter contare su una quinta colonna già presente in Europa,  coccolata e vezzeggiata dai cazzoni proto-progressisti, rende Pechino sorridente, nonostante la lotta si sia fatta serrata.
Il globalismo, di cui Marietto Monti è un sostenitore come imparato dai gesuiti, è una brutta bestia, e senza lottare, ci renderà schiavi e senza futuro. Sempre meglio morire combattendo da liberi che condurre una lunga vita nel silenzio dei codardi e  dei badogliani.
Italo Muti