lunedì, settembre 27, 2010

ESSENZE ED ASSENZE

Cosa fare, continuare con la saga del nostro Giuda minor, adesso anche attivo partecipante della videocracy, seppur mediocre dispensatore di adrenalina, oppure restare sui fatti economici, permeati di geo-politica?
Eau de parfum, la cosa è intrigante, amazing, come direbbero quelli che parlano bene.
Era nell’aria da un po’, complice la pervicacia alessandrina nel continuare con un mantra unico, con la medesima comunicazione e con lo stesso pensiero immutato ab inizio.
La scuola e la view economica prodiana (scusate l’ossimoro), sono state sempre le certezze profumiane, immarcescibili e granitiche, quasi euclidee in senso breriano. Nulla poteva sconvolgere tale certezze, neanche i cambiamenti dell’eco-sistema finanziario ed economico, l’entrata dei tedeschi o dei libici, o la netta vittoria del Cavaliere alle politiche post prodi bis con l’eclatante affermazione della Lega al nord.
La mancanza di flessibilità e di ricerca della concretezza nei processi internazionali, ha pesato molto sulla dipartita di Profumo, la mancanza di ricerca del compromesso che una banca politica come Unicredit, vuole, desidera e pretende. Flessibilità che Bazoli e Passera, certamente non berlusconiani, hanno imparato e applicato.
La ricerca del valore è stata sempre la strada maestra di Alex l’ariete, acquisizioni in Germania, Est Europa e fusione con Capitalia, ma il non capire le rilevanze politiche e di sistema è stata una grande sottovalutazione generale.
Non basta stare in fila per le primarie dell’Ulivo che fu per avere un pass per tutti gli errori, soprattutto perché l’ombra di Romano è meno spessa e meno ricercata a Piazzetta Cuccia.
Altro errore per un AD targato sinistra, la simpatia per l’antipolitica, quando la guerra a Maranghi in Mediobanca è stata solamente politica.
Se pi andiamo a vedere i rapporti con gli azionisti, l’acredine delle fondazioni per gli aumenti di capitale rivelatisi delle perdite ingenti di masse finanziarie visto l’andamento ribassista del titolo, sono pienamente condivisibili. Se da Cariverona, dove la Lega impera, poteva aspettarsi comunque un fendente oltre che le perdite in borsa, da CRT, vicina ad ambienti della Margherita e para veltroniani, la spallata era inattesa. Palenzona ha aspettato molto per agire, con molta pazienza, anche lo smacco dello scandalo derivati fu sorvolato, ma alla fine il conto è stato presentato.
La parte berlusconiana non lo ha attaccato, Ligresti in primis, anzi lo ha difeso, visto che non poteva più nuocere. La fusione con Capitalia, ha ridistribuito i pezzi del puzzle in favore di Silvio che mai ha dimenticato il grande favore geronziano nell’avallare i debiti fininvest negli anni 80.
L’ascesa di Cesare prima in Mediobanca e poi in Generali ha decretato la messa in naftalina di Alex, grazie anche all’entrata di Gheddafi nell’azionariato di Piazza Cordusio, chiudendo la partita in maniera definitiva.
L’entrata libica, prima in maniera ufficiale e poi in punta di piedi dai conti esteri, ha chiuso nell’angolo la visione profumiana, memore del minimo di 0,67 E. dell’azione e della minaccia berlusconiana di portarla a 0,4 se avesse continuato ad ostacolarlo.
Adesso Profumo è libero di diventare l’uomo che mancava alla sinistra per le nuove politiche, sia per gli insuccessi nonostante la propaganda, che per la sostanziosa liquidazione che continuerà a far votare gli operai la lega senza porsi dei dubbi.
Sia che fossero 36 o 40 i milioni di euro della liquidazione, la moglie, Sabina Ratti, vicinissima a Rosy Bindi, ha già annunciato che 2 andranno a Don Colmegna, in puro stile tullianesco. Saranno le affinità elettive, ma i titoli di coda scorrono e, mentre la musica della Mannoia echeggia vicino ai Grand Hotel, prepariamo una nuova puntata per le implicazioni internazionali. Da Tripoli a Washington passando per Mosca.
Italo Muti