DRITAN BATTE MOORE 2-0
Alle volte un articolo parte da un aspetto della realtà che colpisce per la sua particolarità, altre volte è l’insistenza della stupidità e dell’ingiusto passato sotto silenzio che fornisce il propellente per buttar giù dei pensieri.
Un amico vero, Dritan the Warrior, è andato a Cuba due volte in anni differenti per vedere il paradiso rosso, la terra promessa dei democratici ottimati dopo la fine miserrima dell’Unione Sovietica.
La Cuba vera, non quella dei resort, delle discoteche, del divertimento con puta incorporata per 20 dollari a notte, quella dove i cambiamenti si notano solo in peggio.
Intanto, l’amico cubano conosciuto nel 2008 di 28 anni, colui che aveva parlato, pianto e maledetto la sua esistenza, laureato con padronanza di inglese, francese, tedesco e italiano, è stato licenziato dall’animazione del resort (faceva il pagliaccio) per comportamento non idoneo, forse neanche abbastanza proletario. L’Ecuador il viaggio della speranza.
Sarà stato perché su quattro stipendi ne pagavano uno solo (36 dollari, il doppio di quello di un maestro), per il frigo vuoto che l’aspettava a casa o per gli scaffali vuoti delle farmacie?
Per andare a Camaguey con una macchinetta cinese, si passa attraverso campi deserti, dove s’incontrano, ogni tanto, edifici abbandonati, comprese le fabbriche di zucchero, vero tesoro dell’isola. Da otto milioni di tonnellate prodotte si sono ridotti ad un solo milione di produzione, tecnologia da età della pietra, ancorché democratica.
L’entrata in un supermercato, per vedere le cose di tutti i giorni, è da infarto secondo Dritan the Warrior. Un paio di jeans costa circa 15 dollari, una camicia 12, un orologio da polso 30-40, un monitor 15” 230 dollari, un chilo di carne di pollo circa 1,5 dollari, una birra 1 dollaro come un hotdog. Stipendio 18 dollari, non sempre….chi compra?
Se poi parliamo di Sanità, la grandeur cubana, allora peggio che andar di notte. Il figlio di Dritan si è sentito male, la visita 40 dollari (ma non era gratis Michael?), l’antibiotico 20 dollari ma lo si trova solo nella farmacia del resort, in quelle della città nulla, scaffali vuoti, solo antipetici. La visita medica per i cubani è gratis, il problema sono le medicine che non ci sono, quelle poche che vengono prodotte finiscono agli altri paesi latino-americano o in Africa. Le pubbliche relazioni vanno curate no? I cubani un po’ meno, hanno la revolucion permanente, oltre al cazzone di Moore et similia.
Basta una malattia della pelle che sia contagiosa, et voilà, la prendono tutti, all’insegna dell’egualitarismo. Basterebbe una pomata topica e il circuito si fermerebbe, questo particolare di Dritan è più di una pietra tombale, a parte per Gianni Minà, ovviamente.
Passiamo alla scuola, vero fulcro per la creazione dell’uomo socialista cubano, per le donne c’è sempre la scappatoia della prostituzione. Senz’altro democratica e proletaria, nuova no, è la professione più vecchia del mondo.
Agli alunni provvede lo stato, scuola obbligatoria e analfabetismo bassissimo, i libri ci sono, i quaderni e le matite no, i dettami del castrismo s’imparano a memoria. Nelle scuole non visitate dai turisti, come a Nuevitas, ci suggerisce Dritan, non ci sono neanche i vetri e le maestre mendicano anche qualche vestito, usato va benissimo. Il grido di Fidel alle rimostranze delle maestre che denunciavano la situazione fu “Scrivete sulla sabbia”. Sempre futurista colui che non concepisce la libertà altrui.
Alla fine cosa rimane del viaggio di Dritan the Warrior nella vera Cuba?
Mestizia e pietas per un popolo piegato dalla stupida violenza, dall’ingordigia e dalla vanità di pochi, da un regime spietato che non tollera il pensiero, il dissenso e la felicità.
La felicità imposta non è mai tale, è sempre una schifezza come la povertà mascherata da uguaglianza, come la prigionia per coloro che non la pensano come i fratelli Castro, come la prostituzione obbligatoria per le ragazze per sopravvivere.
Gli occidentali che vendono una visione differente da quella reale, sapendo di dire falsità, ci fanno ancora più schifo. Gente come Moore e Minà ci fanno ribrezzo, guadagnare su della povera gente per mantenere il loro punto di vista politico è una cosa che grida vendetta, spazzatura da buttare nell’inceneritore senza pensarci due volte. Sicko? Fuck you man.
Castro, Stalin, Hoxha, nomi diversi ma sempre gli stessi soggetti, sempre la stessa merda, regalando Cuba ad un protettorato americano con il beneplacito della mala di Miami. Complimenti.
Un amico vero, Dritan the Warrior, è andato a Cuba due volte in anni differenti per vedere il paradiso rosso, la terra promessa dei democratici ottimati dopo la fine miserrima dell’Unione Sovietica.
La Cuba vera, non quella dei resort, delle discoteche, del divertimento con puta incorporata per 20 dollari a notte, quella dove i cambiamenti si notano solo in peggio.
Intanto, l’amico cubano conosciuto nel 2008 di 28 anni, colui che aveva parlato, pianto e maledetto la sua esistenza, laureato con padronanza di inglese, francese, tedesco e italiano, è stato licenziato dall’animazione del resort (faceva il pagliaccio) per comportamento non idoneo, forse neanche abbastanza proletario. L’Ecuador il viaggio della speranza.
Sarà stato perché su quattro stipendi ne pagavano uno solo (36 dollari, il doppio di quello di un maestro), per il frigo vuoto che l’aspettava a casa o per gli scaffali vuoti delle farmacie?
Per andare a Camaguey con una macchinetta cinese, si passa attraverso campi deserti, dove s’incontrano, ogni tanto, edifici abbandonati, comprese le fabbriche di zucchero, vero tesoro dell’isola. Da otto milioni di tonnellate prodotte si sono ridotti ad un solo milione di produzione, tecnologia da età della pietra, ancorché democratica.
L’entrata in un supermercato, per vedere le cose di tutti i giorni, è da infarto secondo Dritan the Warrior. Un paio di jeans costa circa 15 dollari, una camicia 12, un orologio da polso 30-40, un monitor 15” 230 dollari, un chilo di carne di pollo circa 1,5 dollari, una birra 1 dollaro come un hotdog. Stipendio 18 dollari, non sempre….chi compra?
Se poi parliamo di Sanità, la grandeur cubana, allora peggio che andar di notte. Il figlio di Dritan si è sentito male, la visita 40 dollari (ma non era gratis Michael?), l’antibiotico 20 dollari ma lo si trova solo nella farmacia del resort, in quelle della città nulla, scaffali vuoti, solo antipetici. La visita medica per i cubani è gratis, il problema sono le medicine che non ci sono, quelle poche che vengono prodotte finiscono agli altri paesi latino-americano o in Africa. Le pubbliche relazioni vanno curate no? I cubani un po’ meno, hanno la revolucion permanente, oltre al cazzone di Moore et similia.
Basta una malattia della pelle che sia contagiosa, et voilà, la prendono tutti, all’insegna dell’egualitarismo. Basterebbe una pomata topica e il circuito si fermerebbe, questo particolare di Dritan è più di una pietra tombale, a parte per Gianni Minà, ovviamente.
Passiamo alla scuola, vero fulcro per la creazione dell’uomo socialista cubano, per le donne c’è sempre la scappatoia della prostituzione. Senz’altro democratica e proletaria, nuova no, è la professione più vecchia del mondo.
Agli alunni provvede lo stato, scuola obbligatoria e analfabetismo bassissimo, i libri ci sono, i quaderni e le matite no, i dettami del castrismo s’imparano a memoria. Nelle scuole non visitate dai turisti, come a Nuevitas, ci suggerisce Dritan, non ci sono neanche i vetri e le maestre mendicano anche qualche vestito, usato va benissimo. Il grido di Fidel alle rimostranze delle maestre che denunciavano la situazione fu “Scrivete sulla sabbia”. Sempre futurista colui che non concepisce la libertà altrui.
Alla fine cosa rimane del viaggio di Dritan the Warrior nella vera Cuba?
Mestizia e pietas per un popolo piegato dalla stupida violenza, dall’ingordigia e dalla vanità di pochi, da un regime spietato che non tollera il pensiero, il dissenso e la felicità.
La felicità imposta non è mai tale, è sempre una schifezza come la povertà mascherata da uguaglianza, come la prigionia per coloro che non la pensano come i fratelli Castro, come la prostituzione obbligatoria per le ragazze per sopravvivere.
Gli occidentali che vendono una visione differente da quella reale, sapendo di dire falsità, ci fanno ancora più schifo. Gente come Moore e Minà ci fanno ribrezzo, guadagnare su della povera gente per mantenere il loro punto di vista politico è una cosa che grida vendetta, spazzatura da buttare nell’inceneritore senza pensarci due volte. Sicko? Fuck you man.
Castro, Stalin, Hoxha, nomi diversi ma sempre gli stessi soggetti, sempre la stessa merda, regalando Cuba ad un protettorato americano con il beneplacito della mala di Miami. Complimenti.
Italo Muti