venerdì, febbraio 10, 2012

UNA PATRIA SOGNATA


10 febbraio 2012, prevista neve sull'Italia, chiusura scuole e uffici, ci sono problemi immensi, perchè pensare ai morti delle foibe, che non capirono il paradiso che stava arrivando, un'alba radiosa rosso sangue?
Sono già partiti i distinguo, i ma, i se, gli impegni istituzionali già presi, come se il giorno del ricordo fosse stato imposto nottetempo dai soliti eschimesi che ci hanno invaso pro-tempore, per poi dileguarsi l'undici febbraio.
La pateticità di una Vincenzi o di un De Magistris o di un Pisapia, sono il contorno di un piatto sciapo e senza domani, di un negazionismo bieco e profondamente sbagliato, di un giorno che non è campo di battaglia, ma di silenzioso pianto per chi fu massacrato perchè voleva restare italiano.
Istria, Fiume e Dalmazia, un breve sogno che si interruppe con stragi ed esodo, una voglia di italianità pugnalata alle spalle da chi combatteva a fianco di Tito e dai politici nazionali che la barattarono con l'Alto Adige, un sequenza di fatti che portarono alle foibe, agli stupri, alle torture, al massacro, alla prigionia, ai silenzi vergognosi, alle pensioni pertinianamente regalate ai massacratori, al bacio sulla bara del boia Broz.
A maggio sono stato a Basovizza, ho sostato a lungo sulla sommità della foiba, ho ascoltato le loro voci, il loro pianto, ho sentito il loro abbraccio robusto e struggente, le loro lacrime sono diventate parte del mio io, del mio quotidiano, del mio essere uomo più completo, di una identità più consona al giorno e al loro sacrificio, di un sogno di Patria che non potrà mai prescindere da loro, morti con il tricolore nel cuore.
Oggi è il loro giorno ed io mi asterrò dalle polemiche, che non finiscono sic et simpliciter, ma si pospongono, perchè noi siamo differenti ed oggi dico solo stringendo la bandiera istriana che OGNI VERO ITALIANO E' ANCHE DALMATA E GIULIANO.
Italo Muti