lunedì, aprile 22, 2013

IL FIGLIO DEL RE, L'OSTELLO E IL BORDELLO

Fatti, percezione, verita', fallimento, tutto in cinque giorni, un carosello presidenziali, con il popolo italiano con la solita parte, il parco buoi, de facto et de iure.
La manovra massonica è iniziata prima, con la spazzolata elettorale del movimento cinque stelle, la cui simbologia è chiarissima, sia dal numero delle stelle che dalla lettera v, un classicissimo compasso rovesciato.
La rabbia della gente si è sfogata nel voto pentastellato o nell'astensione, ma il secondo è un fenomeno afono, mentre il primo è volato nelle preferenze prese, dettando l'agenda della politica, o di quello che ne rimane.
Il cuneo grillesco ha innescato reazioni a catena, colpendo il più debole nella sicurezza e nell'agire, il PD bersaniano, completamente avulso dalla real politik. Dissolvendosi da solo, come un cerbero che si strappa la carne, l'insipienza ha travolto Bersani, Bindi ed un vecchio modo di concepire i rapporti politici, come se il web non fosse mai esistito.

Visto che il governo non si era formato per la disposizione asimmetrica dei voti fra le due camere, restava solamente l'elezione del PdR come banco di prova, visto che il carrista ungherese aveva già fatto le valigie.

I padroni del vapore hanno cercato vanamente un successore che fosse affidabile come Re Giorgio, ma la ricerca affannosa si è rivelata inutile per l'atavica credenza italica di avere l'uomo giusto per l'occasione, anche da parte del movimento politico dalla taglia micron. Agguati, veti, veleni, una distanza dalla realtà quotidiana, fatta di suicidi, di povertà, di stupri, di invasioni, di tasse, di iva non rimborsata, che scrive la parola fine sulla seconda repubblica.
Alla fine fu partorito Marini, una via di mezzo, pd con riserva, cancellato dalla sinistra e dai grillini, che volevano Rodotà, uomo evidentemente anti-casta, con 3 pensioni sicure, di cui 2 politiche.

Rivolta della base pd, tradimenti annunciati, ed ecco l'uomo del Mali, Romano Prodi, consulente Goldman, vero principe eletto dal Panfilo Elettorale nel 1992. Rien a faire, non va bene, niet di SB per ovvi motivi e pure di Grillo, con sapiente manovra diversiva. Portare la situazione ad un punto di rottura con l'insistenza grillesca per Rodotà, uomo della vecchia sinistra, ha spiazzato Bersy and friends, ma non SB che, prontamente dopo una rassicurante promessa, ha aperto l'uscio alla rielezione del carrista. A quel punto, anche per non aggravare una situazione mal costruita, la convergenza è stata totale, con il risultato che alla fine dava 738.
Grillo ha quel punto ha gridato al golpe, ad una marcia su Roma, qualcuno ci ha anche creduto, ma lui alla fine ha rinunciato, degnamente conscio dell'armiamoci e partite. Più che un golpe si trattò di un golpino, faceva freddo.

 Il credere che il movimento 5 stelle sia di rottura, è un capolavoro comunicativo che i massoni hanno messo in atto da tempo, usandolo come arma per il piano b, quello secondario che entra in funzione quando quello primario fallisce. Far votare Rodotà, per far passare il messaggio di antisistema e costringere gli altri all'elezione della carta di riserva è un vero colpo di genio di cui, i giornali, non parleranno.
 Adesso Re Giorgio avvierà la riforma in senso presidenziale che già esiste de facto dal novembre 2011, bacchettando i partiti che non stanno in linea, portandoci al pari degli altri servi europei, in attesa che i confini nazionali vengano aboliti e che i meccanismi del Mes svuotino di contenuto le manovre fiscali dei paesi che chiederanno un aiuto.
 
Bildy ha stravinto, in attesa che un Amato, o un Enrico Letta salgano al governo, compiendo il capolavoro di conquista senza che nessuno parli.....servi, servi, fortissimamente servi.