sabato, aprile 25, 2015

LA FESTA STONATA

per il 25 aprile, racconterò la storia di Giuseppina Ghersi. I fatti sono noti, io partirò da lei, come io narrante, darò corpo alle sua voce, al suo dolore, al suo martirio, con parole spero degne, senza alterare i fatti.

E' tanto tempo che volevo parlare, perchè si deve morire  13 anni senza aver fatto nulla, se non scrivere un tema premiato dal Duce? Un giorno, accadde veramente l'inverosimile, un giorno la maestra riuscì a farlo pervenire al Duce in persona, il quale fece pervenire i Suoi complimenti a me, Giuseppina Ghersi, per mezzo del Suo segretario personale.
Rimasi stupita, il Duce che mi mandava i Suoi complimenti, mi imbarazzai, ma la mia vita non cambiò, anche se la sera quando mi addormentavo, sognavo di andare a Roma e di essere ricevuta insieme al papà e la mamma, tutti insieme, ancora felici.
il tempo passò e la guerra andava male, il Duce fu destituito, e i tedeschi diventarono nemici dopo qualche giorno, cosa che ancora non capisco.
Poi un giorno conobbi i partigiani, quando ormai era tutto finito, la guerra si stava chiudendo con la sconfitta della nostra Patria, tutto il mio mondo veniva sconvolto, cambiato per sempre.
il 26 aprile papà e mamma andarono in negozio, ma io non c'ero, mi avevano portato da una famiglia di amici. furono intercettati da alcuni Partigiani, i quali, senza alcun motivo, li condussero al campo di concentramento di Legino, (istituito dagli eserciti alleati nel savonese).
Papà consegnò dopo aver subito minacce le chiavi di casa e del negozio, che furono completamente depredati, poi fu convinto a rivelare il posto in cui mi aveva nascosta, avevo 13 anni cosa mi potevano fare?
Ci riportarono al capo di Legino, il mio viso tradiva ansia, cosa volevano da noi, io ero solo una bambina di 13 anni, i miei genitori dei lavoratori che andavano d'accordo con tutti, ed invece conobbi la violenza cieca e disumana, l'oltraggio, la tortura, la brutalità più bieca, senza ritegno, senza tregua.
Era il 27 aprile 1945, un pomeriggio come tanti altri, ma per me, fu l'inizio della discesa in un mondo buio, dove l'umanità aveva cessato di esistere 
Entrammo in una stanza, la mamma ed io, ci guardammo spaventate, poi arrivò il papà, ma non lo lasciarono venire con noi, lo fecero mettere davanti a qualche metro.
Arrivarono almeno una decina di partigiani, tutti con il fazzoletto rosso, si avvicinarono a noi in 4, io strinsi la mano della mamma, il suo sguardo mi sorrise, poi arrivò uno schiaffo forte in faccia che mi fece cadere. A terra mi diedero un calcio nella pancia, urlandomi che ero una spia  nazi-fascista, una puttana, ma io non li capivo, erano parole senza senso. Dopo qualche secondo anche la mamma fu colpita da un pugno che le spaccò il naso, il suo sangue cadde sul mio vestito, poi un urlo soffocato ed anche lei cadde vicino a me, senza due denti, distrutti dalla violenza dei colpi subiti. 
"Siete a terra puttane, ed adesso capirete chi comanda" ed un uomo dal fiato puzzolente si buttò su di me,  non capivo cosa volesse, ma tutto fu più chiaro un minuto dopo. Mi allargò le gambe con le sue, con forza, mi strappò le vesti nelle mie parti intime, mentre un altro mi temeva ferme le mani. Gridai con tutta la forza che avevo "Papà salvami, papàààààààà", ma lui fu picchiato con un fucile sulla schiena ed in testa, lo sentii urlare, "Maledetti lasciate stare mi figlia", ma in 5 lo bloccarono e lo obbligarono a vedere, come se fosse uno spettacolo.
Sentii un dolore lancinante, era dentro di me, si muoveva violentemente, io gridavo per paura, schifo, per il male che sentivo e la mia impotenza che rendeva ineluttabile la cosa. Non durò molto,  ma sentivo il mio sangue scendere sulle mutandine strappate, con i sogni miei che non esistevano più, come la mia giovinezza e la mia vita.  Anche mia mamma subì la stesa cosa, la immobilizzarono, e la violentarono ripetutamente, sentivo le sue grida inizialmente, poi più nulla, solo il roco ansimare delle bestie con il fazzoletto rosso che si alternavano sopra di noi. Alla fine il silenzio era sceso sulle nostre vite, sul nostro domani, sui nostri corpi devastati, come le nostre anime.
Non riuscivo più a gridare nulla, nemmeno papà aiutami, il rossore della vergogna si mischiava alla voglia di pianto, al sangue che usciva dalle mie ferite, dai miei occhi pieni soo di foschia, non vedevo bene, mi avevano picchiata ancora, e le motivazioni erano assurde, come il loro comportamento. Alla fine dell'acqua fresca mi risvegliò, ma ero rimasta sola, la mamma ed il papà non c'erano più e fui colpita da un brivido, tolto subito dall'arroganza dei mie aguzzini. Li avevano portati al carcere di Sant'Agostino ma tennero me, Giuseppina Ghersi, 13 anni, presunta sia nazi-fascista. violentata e picchiata. La vita scivolò via dal mio corpo e dalla mia anima in quel momento, prima del secondo calvario che mi stava aspettando"

Giuseppina Ghersi fu picchiata e violentata ancora, le furono strappate le unghie, le furono rasati i capelli e versata della vernice rossa sulla testa. Fu trovata morta.con un colpo di pistola alla testa su un cumulo di cadaveri davanti al cimitero di Zinola. Festeggiare il 25 aprile è un sempre comunque un oltraggio. Buona festa se potete