domenica, ottobre 10, 2010

JUST A BRICK




Quando apri una scatola di un puzzle, una montagna di pezzi ad incastro scivola sul tappeto della camera da letto, insieme con qualche esclamazione propedeutica ed evocativa. Il disegno che giace placido sulla parte superiore della scala, indica il traguardo da raggiungere con calma, pazienza e colpo d’occhio.
Se gli aspetti italiani dell’abbandono dell’AD di Unicredit Banca sono molteplici ma lineari nel loro sviluppo, quelli esteri hanno una dinamica con strappi forti, paralleli agli sviluppi degli equilibri.
La ricerca di equilibri degli interessi, potrebbe domandare uno studente coscienzioso. Ne esistono altri?
Profumo, pur con tutti gli sbagli che ha fatto, aveva internazionalizzato in maniera estrema Unicredit, nata dalla fusione tra il vecchio Credito Italiano e Capitalia. Qui il primo grande errore, lasciare Geronzi nell’ombra, come se il banchiere romano non avesse conoscenze importanti OltreTevere, oltre a possederle anche in quel di Arcore.
Sottovalutare i pari grado perché in caduta, è un errore che mister Arrogance ha pagato caro. I possibili nemici, si schiacciano, non si mettono in naftalina, poi le condizioni del gioco cambiano e le partite si riaprono.
Cesarone ha ricominciato con la presidenza in Mediobanca e poi in Generali, esiste qualcosa di più potente in Italia, a parte i plenipotenziari degli Dei e di altre due cosucce, come Billdelberg e Trilateral?
Le acquisizioni alessandrine in lingua germanica con conseguenti esposizioni in Est Europa, ampliate successivamente dal board, hanno portato una debolezza strutturale acuitasi con la crisi e, la necessità di iniezioni finanziare fresche non dai soliti noti, hanno aperto le porte ai libici nella doppia versione e ad un fondo arabo.
L’entrata quasi trionfale di Gheddafi a prezzi modici nell’azionariato di Unicredit, ha consolidato la posizione di Silvietto in Mediobanca, ma ha compromesso la figura di Profumo con gli americani, già maldisposti con il governo italiano per la politica estera non prettamente atlantica e troppo tesa ad est.
Se, oltre alle mani legate a livello energetico da Tripoli e Gazprom, SB introduce arabi e russi nelle istituzioni finanziarie italiane, chissà dove si potrà arrivare nel giro di poco tempo se lasciamo correre.
Sentiti gli azionisti più decisivi e più arrabbiati con Alex , fatti due calcoli rapidi, ecco il segnale netto per far capire il proprio malcelato diniego.
Una volta che SB era riuscito a mettere nell’angolo un nemico d’antan, la carte si sparigliano ancora, ma al posto di Profumo, non arriva l’uomo Goldman per eccellenza, Costamagna, già regista della prima operazione Prodi a Palazzo Chigi, ma un dirigente interno.
Ma la mossa è solo un antipasto del dopo ancora in gestione, alle accelerazioni a sorpresa che potrebbero arrivare sulla scacchiera. Profumo ha avuto il placet per poter entrare in politica se lo vorrà, nella sua sponda naturale, non sapendo che dopo aver presenziato ad una riunione con il Gruppo Billdelberg e una con Trilateral, Tremonti sta scalando posizioni su posizioni nella testa del consesso degli Dei.
Il problema essenziale è che l’Italia, nella visione degli Dei, anglosassoni e massoni, resta cruciale per poter guardare da vicino il nemico più agguerrito e duro che rimane in occidente, il cattolicesimo con i suoi annessi.
Forse gli Dei dovrebbero dire qualcosa, oltre a regalare news sulle posizioni immobiliari dei tullianos, anche all’uomo che non tradisce mai, Finoglio nostro (cit.), mentre per Rutelli, Er piadina e gli altri aneuronici sparsi, sono sufficienti dei ciclostile.
Italo Muti